Distretto di P.S. Trevi Campo Marzio. Condotta dirigenziale vessatoria e persecutoria nei confronti di un dipendente

AL SIGNOR QUESTORE DI ROMA 
Dott. Roberto Massucci

E,p.c.  
ALLA SEGRETERIA NAZIONALE COISP

R O M A  

Signor Questore,  
ancora una volta mi rivolgo a Lei per denunciare quanto di inaccettabile e inammissibile sta accadendo presso il Distretto di P.S. Trevi, dove l’attività posta in essere del Dirigente ha superato ogni limite di tollerabilità, minando la serenità e, con essa, il corretto andamento dell’attività lavorativa, con evidenti e dirette conseguenze sulla funzionalità e organizzazione gestionale dell’intero Distretto. Nello specifico, le dinamiche, già a Lei note, riguardano le pressioni indebite che il Dirigente continua ad esercitare nei confronti del nostro Segretario Locale, che ritengo opportuno riportare nuovamente alla Sua attenzione. 
1. Con l’occasione non può mancarsi di rilevare nuovamente in questa sede come già ad aprile u.s. si verificava un episodio che evidenziava di fatto un atteggiamento di “particolare” e “inusuale” rigore nei confronti del nostro Segretario Locale, Ispettore Alberto Borzellino. Nella circostanza, il Dirigente promuoveva la disciplina nei confronti del collega, in seguito ad un presunto utilizzo improprio di un’autovettura di servizio per dirigersi presso il Tribunale di Latina. Ebbene, all’esito delle legittime opportune verifiche, segnatamente all’esito delle relazioni scritte agli atti, si evinceva coerentemente che il Dirigente era al corrente sin dall’inizio dello svolgimento di attività a mezzo auto di servizio. Addirittura si evinceva che il Dirigente avesse   autorizzato l’utilizzo del mezzo. 
Posto quanto sopra, è chiaro come l’evento sopra descritto denoti in sé un chiaro segnale di un comportamento illegittimo, ad personam, non sorretto da alcun valido motivo e che non può essere ulteriormente tollerato.

2. Ma v’è di più, atteso che di seguito a tale episodio, il Dirigente ha intrapreso con una strategia di pressione e marginalizzazione nei confronti dell’Ispettore, dapprima sospendendo l’attribuzione dell’incarico di coordinatore del nuovo Ufficio “U.C.T.”, che lo stesso avrebbe dovuto ricoprire, poi revocando di tutti gli incarichi precedentemente affidati al collega. Di conseguenza, tutti gli incarichi precedentemente affidati all’Ispettore sono stati conferiti alla PG Interna, riservando a questo solo la gestione del CDS e altre piccole pratiche generalmente di competenza degli agenti, di fatto dequalificando il dipendente rispetto a quelle che sono le mansioni  
previste per la qualifica ricoperta. Fino ad arrivare alla totale marginalizzazione, con il suo collocamento in un altro ufficio al primo piano, in fondo al corridoio, dopo il  
bagno, in un locale il cui ingresso risulta parzialmente ostruito da un armadio  
blindato; inoltre, per accedervi è necessario procedere con difficoltà, facendo slalom tra i rifiuti. Il tutto al fine di ridurre la sua visibilità. 
Ulteriormente, v’è da evidenziare come ancora oggi, si reiterano ulteriori illegittimi e del tutto arbitrari comportamenti posti in essere dal Dirigente nei confronti del collega, atti e/o comportamenti che continuano a destare perplessità.  
Sono venuto a conoscenza della disciplina proposta dal Dirigente di Trevi nei confronti del nostro Segretario Locale, il quale, in seguito alla ricezione della contestazione degli addebiti e dopo aver effettuato il regolare accesso atti, chiedeva ausilio a codesta Segreteria per la redazione delle giustificazioni. Al riguardo, ritengo necessario rappresentare quanto riscontrato in seguito ad un’attenta valutazione degli elementi. 
In primis va rammentato che, più volte, lo scrivente ha affrontato le doglianze dell’Ispettore rapportandosi costantemente con la S.V. e con il Sig. Vicario della Questura di Roma. In tutte  
dette circostanze di confronto, tuttavia, sono state fatte allusioni, da parte di entrambi, a possibili profili di rilevanza penale per il dipendente in questione, prospettando altresì la presenza di messaggi WhatsApp inviati dallo stesso ad alcune colleghe, dal contenuto  
inopportuno, che avrebbero potuto determinare l’avvio di accertamenti di natura penale. Alla luce di ciò, lo scrivente ha chiesto con forza di rendere noti e verificabili tutti gli elementi in questione, certo che l’Ispettore interessato non avesse nulla da celare, né scheletri  
nell’armadio. Nella realtà, ho dovuto constatare che, tutte le preoccupazioni inizialmente sollevate si sono rivelate infondate e in assenza di elementi certi a conferma dei fatti ipotizzati, il tutto è  
sfociato in una ridicola e assurda disciplina. Difatti, nel visionare il file video estrapolato dalle videocamere di sorveglianza, dal quale dovrebbe evincersi la condotta derisoria assunta  
del collega, è stato appurato che, oltre ad essere un video privo di audio, non è possibile dedurre nulla di quanto invece riportato dal Dirigente. Anche Lei, Signor Questore, dopo aver visionato il file video presente sul mio telefono, ha riferito al sottoscritto l’impossibilità di poter appurare alcun elemento in grado di dimostrare l’atteggiamento incriminato.  
Ci si chiede, inoltre, a che titolo si sia estrapolato il video, dal momento che non risultano verbali di acquisizione dello stesso, né vi sono autorizzazioni da parte Sua o del Dirigente dell’Ufficio ad estrapolare le immagini. Ancora, nelle varie relazioni di servizio è stato dichiarato che la collega in questione, in seguito al rimprovero verbale dell’Ispettore, si allontanava per via di una crisi di pianto. La stessa, oltre a confermare per iscritto tale reazione, dichiarava di aver richiesto, prima di tale episodio, di non svolgere servizi insieme all’Ispettore (avrà prestato servizio con la dipendente più o meno 3 volte dal suo arrivo) poiché la sua presenza le provocherebbe stati  
d’ansia. Alla luce di quanto esposto, è opportuno domandarci come sia possibile che vengano adottati provvedimenti di tale gravità nei confronti di un dipendente che, peraltro nell’esercizio del proprio ruolo, ha mosso un rimprovero utilizzando un tono goliardico, tanto da non poter prevedere delle conseguenze così estreme da un punto di vista strettamente disciplinare. Ciò anche alla luce delle scuse personali rivolte dallo stesso direttamente a favore della collega, come risultante dalle relazioni scritte. Di contro, non risultano assunti analoghi provvedimenti nei confronti della dipendente che, a  
fronte di un semplice richiamo, ha manifestato reazioni di notevole entità e/o comunque sproporzionate. Circostanza che, a mio avviso, impone una seria riflessione sull’effettiva idoneità della collega allo svolgimento del servizio. 
Inoltre, è stato fatto intendere che le conseguenze a carico dell’Ispettore potrebbero addirittura essere di natura penale. Tuttavia, appare evidente che nel caso specifico non si riscontra in  
alcun modo tale ipotesi, non ravvisando alcun violazione di norma e/o precetto penale. Pertanto, considerato che non vi è alcun elemento concreto che possa far ipotizzare una rilevanza penale della vicenda, è indubbio che, per giustificare l’aggregazione del collega, sia stata adottata illegittimamente la motivazione “per esigenze di servizio” relative  
all’addestramento al tiro, considerato che egli ricopre il ruolo di istruttore. Trattasi  
palesemente di un provvedimento ad personam, non essendo previsto né adottato in altri contesti presso altri Uffici della Questura di Roma. Per di più, lei stesso, Signor Questore, aveva garantito al sottoscritto che l’Ispettore Borzellino sarebbe stato informato delle ragioni  
per cui la sua presenza non era gradita presso Distretto Trevi (parole Sue). 
Signor Questore, il dato di fatto è che in questo momento il Distretto di P.S. Trevi Campo Marzio è al collasso. Queste vicende hanno avuto delle gravi ripercussioni su tutto il Distretto, innescando una serie di eventi che hanno generato una forte crisi in tutto l’Ufficio. Il Dirigente, per poter continuare la sua politica di marginalizzazione nei confronti dell’Ispettore e revocarne tutti gli incarichi, ha ampliato le competenze della squadra di polizia giudiziaria interna, generando una situazione di collasso e di piena crisi del settore, su cui gravava già un consistente carico di lavoro. Situazione che ha dato origine a squilibri,  incomprensioni e tensioni tra i colleghi, fino a culminare con i noti forti litigi avvenuti (vedasi il caso del conflitto fisico tra i due Ispettori).  
Inoltre, ritengo opportuno sottolineare che il Dirigente in questione è già noto per precedenti criticità emerse in altri Uffici da Lui diretti negli scorsi anni, dove si sono registrati analoghi comportamenti nei confronti dei nostri Segretari Locali di riferimento. Alla luce di quanto esposto, ci si chiede quale sia, a questo punto, il reale problema sotteso rispetto all’adozione sistematica di tali atti e/o provvedimenti del tutto illegittimi e se questa politica di atteggiamenti vessatori non rappresenti un modus operandi che il Dirigente riserva ai rappresentanti di questa Organizzazione Sindacale. Chiedo con fermezza che ogni eventuale provvedimento nei confronti del dipendente sia adottato nel pieno rispetto dei principi di obiettività, imparzialità e correttezza, fondandosi unicamente su elementi di fatto oggettivi e documentati, e non su voci denigratorie ed informali (forse dello stesso Dirigente?), percezioni soggettive o dinamiche relazionali   estranee alla sfera professionale. È inaccettabile che possano essere assunti atti disciplinari sulla base di considerazioni che esulano dalla realtà dei fatti e dal doveroso rispetto della  
dignità dei lavoratori. Questa Organizzazione Sindacale vigilerà con la massima attenzione sull’evolversi della  
situazione e porrà in essere tutte le iniziative, anche nelle sedi competenti, necessarie a garantire la piena tutela del collega, incluso, se necessario, il ricorso ad un eventuale risarcimento dei danni all’immagine subiti, qualora dovessero emergere elementi idonei a far ritenere che i provvedimenti adottati siano il frutto di un atteggiamento discriminatorio  
o persecutorio. 
Cordiali saluti. 


IL SEGRETARIO GENERALE PROVINCIALE COISP ROMA 
Michele SPROVARA

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